"E' una pianta verde, molto abbondante ed ubiquitaria, sorprendentemente preziosa da un punto di vista economico, potenzialmente pericolosa, certamente sotto molti aspetti misteriosa". (Schultes, 1970).

La canapa è una pianta erbacea annuale caratterizzata da elevata potenzialità produttiva. E' stata coltivata con successo in aree geografiche molto differenziate dalla Finlandia fino al Sud Africa, dal Canada all'Australia. Per questo la si può considerare ubiquitaria.
Tradizionalmente era coltivata per le lunghe fibre (dette liberiane perché si formano nel libro, la parte esterna del fusto) adoperate per la produzione di indumenti, biancheria, ma soprattutto corde e vele.
Oggi lo spettro delle possibili utilizzazioni della canapa è incredibilmente ampio, ed in letteratura sono riportati decine di possibili impieghi. Questa particolare duttilità merceologica, unita alle caratteristiche della coltura agricola a basso impatto ambientale hanno portato molti autori a considerare la canapa una pianta di estremo interesse per il futuro, capace addirittura, con qualche esagerazione, di "salvare il pianeta" da piaghe quali la deforestazione, il buco nello strato di ozono, l'inquinamento.

Se da un lato è indiscutibile l'evidenza pratica di molte possibili applicazioni della canapa, d'altra parte rimane l'aurea di ambiguità e sospetto che nasce dall'uso della pianta a fini “stupefacenti”. Fino ad oggi questo aspetto ha determinato un forte ostacolo alla reintroduzione della coltura.
Le leggi che ne regolamentano la coltivazione hanno contribuito ad alimentare i dubbi ed i contenziosi, proponendo fittizie distinzioni tra specie da fibra e da droga.
Secondo una delle più accreditate teorie, la canapa appartiene ad una sola specie Cannabis, distinta in due sottospecie . indica e sativa. Unico tratto distintivo tra queste cosiddette sottospecie è il contenuto di THC, tetra idro cannabinolo, la sostanza considerata responsabile dell’effetto psicotropo: nella Sativa il contenuto raramente supera lo
0,4 %, mentre nelle varietà dette Indica può arrivare anche al 3-4 %.

Negli anni ‘90 il crescente interesse dimostrato dall'industria tessile e cartaria e la necessità per gli agricoltori di diversificare le coltivazioni, introducendo colture a basso impatto ambientale, hanno portato sempre un maggior numero di paesi a riconsiderare le restrizioni imposte alla coltura della canapa. In Italia, la coltivazione è ritornata solo nel 1998 su di una superficie di circa 350 ha, nonostante il nostro Paese fosse stato, sino a trent'anni fa, secondo al mondo dopo la Russia come superficie coltivata e primo per la qualità dei prodotti ottenuti. Ciò è stato possibile grazie alla Circolare del Ministero delle Politiche Agricole (Direzione Generale delle Politiche Agricole ed Agroindustriali Nazionali) del 2 dicembre 1997, in cui sono state definite le modalità da seguire da parte degli agricoltori interessati, per evitare confusione con le coltivazioni da droga.

Oggi la Cannabis Sativa si può coltivare in tutti gli stati della UE ma è sottoposta a speciali controlli per verificare che le varietà seminate siano quelle incluse in un elenco ufficiale, riconosciuto a livello europeo (regolamento C.E. n° 2860/2000, allegato XII, articolo 7 bis) , che teoricamente dovrebbero contenere non più dello 0,2% di THC (Tetra-idro-cannabinolo), il principio attivo che determina le alterazioni di coscienza.

Le coltivazioni, così come le attività di prima trasformazione del prodotto agricolo, sono anch’esse disciplinate a livello europeo e godono di un regime di sostegno economico insieme al lino, limitato ma necessario.

 

 
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